Agosto. Più che un mese uno stato mentale.
Certe cose accadono anni prima, ma si scoprono ad agosto.

Succede che un collega in gamba, approfittando della tregua momentanea dalla cultura del lavoro inteso come "risolvere continue emergenze", inizia a fare una sacrosanta attività di normalizzazione database e controllo indici. Incappa in un alert: nell’anagrafica c’è un record relativo ad una strada di Roma associato ad oltre 15 CAP.
Mi viene in mente un’espressione tipica del mio vecchio CTO: "Non lo trovate, come dire, bizzarro?".

Via Modesta Valenti… Mai sentita.
15 CAP? Ma se la Colombo che arriva fino ad Ostia ne ha tipo 8, questa che via è?

Topoi del racconto. Apparente calma > evento scatenante > dubbio cosmico > dipanarsi della matassa.

E così si scopre che il 19 febbraio 2002 la Giunta Veltroni ha istituito via Modesta Valenti quale "indirizzo anagrafico convenzionale per le persone senza fissa dimora della città" (fonte).
Grazie a questa piccola delibera tutte le persone senza fissa dimora potranno riconquistare diritti civili e individuali come rinnovare un documento o chiedere gli arretrati della pensione (medesima fonte).

Grattando un po’ la superficie glassata di questo racconto ci sono molte borderstories, che non sapremo mai.
Ne è stata scelta una per tutte: Modesta Valente, un’anziana senza casa morta nel 1983 alla stazione Termini.
Un nome che sembra fatto apposta: modesto ma di valore.
Un nome che non avrebbe mai pensato di finire in uno stradario.

Un particolare testimonia la sensibilità di chi ha pensato questo piccolo atto amministrativo: il cognome è al plurale.
Una cosa impercettibile, che ha la forza di scacciare tutta la retorica della tv del dolore che subiamo.
Una forma di rispetto, un modo per far vivere il ricordo di Modesta senza appropriarsi del suo nome vero, ma anche un modo per estendere a tante storie altre il senso di questo "avere un posto riconosciuto nel mondo".