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Day 5. Harmala

by rainwiz. Average Reading Time: about 3 minutes.

Sveglia comoda. 7.30.
Apro le finestre e vedo i pastori che portano in giro le capre.

Il primo pensiero della giornata è al paesaggio mediterraneo: ulivi, muretti a secco, terra granulosa e intensa. Ci sono le colline altrimenti sarebbe la puglia. Una quasi-doccia mattutina, un po' di aria fresca sul tetto e si parte alla volta di un altro giorno di raccolta olive.

La nostra presenza in realtà ha un altro scopo: i palestinesi hanno moltissimi contadini che la raccolta delle olive la sanno fare da anni, non hanno certo bisogno di noi in quanto "volontari agricoli". In certi appezzamenti però, i coloni e l'esercito impediscono ai contadini di fare la raccolta, intimidendoli oppure bruciando gli alberi. La presenza di internazionali è un deterrente per tutti questi micro/macro abusi.

Alle 9.00 siamo a casa di Hassan. Troviamo un clan di circa 30 persone: genitori anzianotti con 10 figli e famiglie al seguito. Abbracci, strette di mano, un rappresentante di Fatah che viene a salutarci e ci ricorda quanto è importante per loro che noi siamo presenti nei loro villaggi. Servono una colazione generosissima, con yoghurt, hummus, pomodori, un pane fatto in casa delizioso e del the al timo.

Arriviamo al primo appezzamento. È sulla strada principale, quindi è facile arrivare di notte e devastare. Ci mostrano gli alberi che ignoti hanno dato alle fiamme due giorni fa. Ci mettiamo al lavoro ma gli alberi sono piccoli e le olive poche. Ad un certo punto arriva anche una TV palestinese che fa delle riprese improbabili della grande famiglia in un dejuner sur l'erbe e noi 10 internazionali intorno a raccogliere le olive. Capisco tutto. Capisco che loro vogliano raccontare questo progetto e mi sembra utile e giusto. Ma riprendere immagini di fiction, al limite del ridicolo, mi sembra andare nella direzione opposta. Insomma, mi prende un po' male, mi isolo per 5 minuti e quando la tv va via torno al lavoro. Questa famiglia è un po' più agiata delle altre che abbiamo conosciuto. Il primo figlio maschio ha studiato per 5 anni in Texas e ora è tornato per lavorare in un'azienda di estrazione di petrolio. Le donne della famiglia girano sempre insieme ma si avvicinano alle ragazze del nostro gruppo e, dopo un po', colgono le olive nello stesso albero degli uomini. Una di loro, la moglie di uno dei fratelli, parla italiano un po' perché alcuni della sua famiglia vivono in Italia. Ci parla in italiano così gli altri non capiscono. Ha 21 anni, si chiama Havla, ha un figlio di 2 anni e il marito ne vorrebbe altri ma lei ha intenzione di finire gli studi. Ci dice che per questo litiga spesso col marito e che lui l'ha minacciata: se non acconsente a fare altri figli lui la ripudierà e sposerà un altra donna. Ed ecco che una giornata tranquilla, in campagna, senza tensioni politiche, assume dei sapori amari.

Cambiamo campo e stavolta gli alberi sono davvero carichi di olive verdi bellissime. Facciamo altre 5 ore di raccolta di fila, senza pause. Alle 16.00 si vedono in giro facce stravolte: non siamo raccoglitori. I bambini ci irridono salendo come gatti sugli alberi. Qui mi ricordo di aver sognato la sera prima Fabrizio che faceva la raccolta con noi arrampicandosi su tutti gli alberi.

Di ritorno a casa mi cambio e con 3 amici faccio un giro nella strada del villaggio per comprare la cena. Siamo ovviamente l'attrazione di tutti e scegliamo di comprare quelle 4 cose che si servono in 4 negozi diversi, per non dare tutti i soldi ad uno solo e per conoscere più persone. Mentre scrivo questo post Laura e Mariella preparano un minestrone, Dario e Max scrivono delle cose e Stefano è in terrazza a vedere Brescia Pescara con uno streaming ballerino.

One comment on ‘Day 5. Harmala’

  1. Marco Parravano says:

    Ti stimo fratello…

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