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Day 1. Ben-Gurion

by rainwiz. Average Reading Time: almost 3 minutes.

Arrivare al Ben Gurion è sempre un bittersweet mood.
La gioia di poter rivedere dei posti che ami, la paura di essere rimandato a casa.

Il lungo corridoio co tapis roulant è il tuo training mentale per ripassare.

Che sei venuto a fare qui? Turismo.
Dove andrai? A Gerusalemme a Nazareth, in Galilea e nel Golan.
Perché? Ho visto delle foto e mi piacciono questi posti.
Sei religioso? Sono cresciuto in Italia…
Quanti soldi hai? Ho due carte di credito.
Dove andrai a dormire stanotte? A Gerusalemme, Casa Nova Hostel.
Hai prenotato? Ho chiesto on line e mi hanno detto che non c'è bisogno perché hanno molta disponibilità.

Il corridoio è finito, davanti a me c'è la grande cupola. È bello questo aeroporto. Dall'alto vedo questa rotonda di negozi e panchine che pullula di gente diversa. Il tutto fa molto centro commerciale anni '90.

Donnoni con lo hijab che camminano lemme lemme, bambini con kippah minuscole tipo centrini di mia nonna che rimbalzano di vetrina in vetrina, ragazzi ebrei vestiti di nero che incedono sicuri con le peot che ciondolano ai lati, gruppi di turisti con le loro reliquie della terra santa, internazionali con l'accoppiata Levi's & GAP. Che gran Paese multietnico sarebbe questo Israele/Palestina! Per un attimo subisco il fascino di questa visione. Certo, in un aeroporto è tutto più facile: sei nell'enclave dove il denaro ha selezionato i suoi adepti. È un universo parallelo, quello dove sono tutti "uomini e donne di mondo".

Arrivo ai controlli distratto. Con una faccia semi assente, da zucchina lessa. Rispondo anche frettolosamente alle domande, con la mia maglietta Blaugrana da classico italiano in vacanza. Mi fanno passare senza troppe domande e 5 minuti dopo sono in macchina con Mike e Luisa alla volta di Gerusalemme.

Il tramonto a Gerusalemme non l'avevo mai visto. I suk che si spopolano, i negozi che chiudono, una brezza sostenuta che si alza per i vicoli della città vecchia, turisti agli angoli delle strade che consultano cartine spiegazzate e orientate male. Passo davanti al Santo Sepolcro ed è aperto. Resto quasi un'ora dentro a questa "struttura" rimaneggiata tante di quelle volte che non ti sembra nemmeno una chiesa, ma 8/9 chiese assemblate male insieme. Senza la thick description, i pellegrini sembrano essere dei fuori di testa: cantano in fila sapendo che c'è almeno un'ora e mezza di attesa prima di entrare nel sepolcro del Cristo, si inginocchiano di fronte ad una pietra che fu posta da Elena, la moglie di Costantino, strusciano vigorosamente dei souvenir sopra una pietra deposta nel 1800 ma che c'è scritto essere quella dove il corpo del Cristo fu deposto dopo la croce, pulito e poi sepolto. Salgo le scale costruite sul Golgota e vedo il famoso buco lasciato dalla croce. Non ho nemmeno il tempo di capire se sto provando qualcosa che vengo travolto da una massa di russi (armeni? boh?) in delirio che si inginocchiano uno ad uno sul buco, piangendo e osannando a fasi irregolari. Sicuramente ricorderò questa esperienza.

Alle 19 incontro i miei 6 compagni di viaggio. Laura, Simone, Dario, Max, Stefano e Mariella.
Marsiglia, Cagliari, Siena, 
Torino, Brescia e Tempio.
Obiettivo comune: cenare bene e bere una birra, prima di andare due settimane da un'altra parte dove sarà più difficile trovare leccornie e luppolo. Facciamo Nablus road e passiamo vicino al Capito Hotel, il teatro degli incontri preparatori all'accordo di Oslo. Direzione: Sheikh Jarrah.

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