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Giancarlo Siani

by rainwiz. Average Reading Time: about a minute.

Del mio periodo di lavoro a Napoli ho molti ricordi.
Se ci penso bene, moltissimi di questi sono immagini, scatti fotografici.
Soprattutto persone, e tanti, tanti luoghi.

Luoghi immagazzinati da uno sguardo che vede una città per la prima volta.
I luoghi dello stupore, della Napoli da cartolina insieme con i luoghi degli spostamenti, che suscitano la stessa meraviglia perché non sono ancora il contesto sfocato del tuo quotidiano.

Bagoli, il treno, il mare visto dal treno, il cambio a Caovur, la metro, la stazione scintillante di Salvador Rosa.
Alla fine delle tante scale mobili passavo per un’angusta strada secondaria dietro piazza Leonardo diretto alla Nexio.

Ricordo che c’era una piccola lapide sul muro che delimita questa stradina, una lapide di un giornalista ucciso negli anni ’80.
Ogni mattina passando ci buttavo uno sguardo, e giù con pensieri su come fosse la Napoli degli anni ottanta, del post Valenzi con Gava, Scotti, Forte, D’Amato fino a Lezzi… Ricordo di aver pensato che considerando tutte le morti violente per camorra ogni strada della città potenzialmente potesse avere una lapide come quella… Pensieri stupidi, di un ragazzo con gli occhi curiosi e la mente votata all’immaginazione.

Tra tutte le cose che ricordo, non c’è il nome di quel giornalista. La mia memoria non l’ha mai messo da parte e conservato, come se fosse uno dei tanti. Come se, in fondo, il suo nome non facesse la differenza. I nomi sono difficili da ricordare. I nomi si ricordano grazie alle storie che li raccontano.

Giancarlo Siani

Oggi ho RIscoperto il suo nome. Si chiamava Giancarlo Siani e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per raccontarmi la sua storia, in modo che questo nome non venga dimenticato ancora.

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