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Voti dell 67ma Mostra del Cinema di Venezia

by rainwiz. Average Reading Time: about 6 minutes.

Salto il resoconto del viaggio rocambolesco verso Venezia, che ho condiviso con lui e che si stava trasformando in un'agonia perché non sarei mai arrivato in tempo al Lido, se non fosse stato per lui. BTW vado dritto al sodo perché Venezia a Roma inizia oggi e tante persone mi chiedono che cosa merita di essere visto.

Venezia 67 (in concorso)

  • 7+ THE DITCH di Wang Bing: secco, crudele, logorante. Forse un po' troppo compiaciuto della sofferenza.
  • 6½ SOMEWHERE di Sofia Coppola: un film rarefatto molto in linea con la filmografia della regista impegnata a mostrare il solco tra falsità dello showbiz e realtà dei rapporti umani. Primi 10 minuti perfetti, ma per vincere il leone d'oro ci vorrebbe ben altro…
  • 5 LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Saverio Costanzo: smarrito, senza collante. Uno spazio dove un'ottima fotografia, le musiche di Mike Patton e la regia di Costanzo sembrano ignorarsi e mai fondersi con il racconto. Un'occasione persa, ma i fischi sono ingiustificati.
  • 6+ PROMISES WRITTEN IN WATER di Vincent Gallo: il cinema di Gallo ai minimi termini. Brillante e irritante. Creativo e narciso. Prendere o lasciare? Io prendo solo ciò che c'è di buono…
  • 6 ROAD TO NOWHERE di Monte Hellmann: quando ai festival va in scena il metacinema sono tutti felici, ma il film di Hellmann ha dei bulloni lenti e si sfalda con l'incedere.
  • BALADA TRISTE DE TROMPETA di Alex De La Iglesia: più che "barocco" (definizione dei miei colleghi) direi bulimico. Circo, commedia, franchismo, scene di battaglia, postmoderno, nonsense, dark: tutto viene tritato e rivomitato. Da vedere ma i 10 minuti di applausi e i premi che ha vinto sono davvero troppo.
  • 7+ VENUS NOIRE di Abdellatiff Kechiche: una summa poco sintetica del cinema di Kechiche. Il femminino, il diverso, il corpo della donna. Un finale straordinario.
  • 8 POST MORTEM di Pablo Larrain: il mio leone d'oro. Un film che avrebbe potuto girare Sorrentino tra le secche umane del Cile durante il golpe. Il volto violento e incontrollabile dell'amore come ancora di salvezza.
  • 4 NOI CREDEVAMO di Mario Martone: l'imperfetto dovrebbe fare da deterrente. Tutto quello che un film storico può sbagliare per trasformarsi nella puntata n di Elisa di Rivombrosa. Rivoltante.
  • 7½ JÛSAN-NIN NO SHIKAKU (13 ASSASSINS) di Takashi Miike: il manuale del remake perfetto misto al wuxia ideale. Una scena di battaglia che dura 50 minuti. Indimenticabile.
  • 7+ MEEK'S CUTOFF di Kelly Reichardt: alle radici del western, spogliando il genere dai coriandoli che lo hanno contraddistinto (personaggi ironici, duelli, cavalli, stellette, spari) per arrivare al cuore del mito della frontiera: un lungo e faticoso procedere verso l'ovest.
  • 7 ESSENTIAL KILLING di Jerzy Skolimowski: l'omicidio come gesto di sopravvivenza. Un grande ritorno per Skolimowski che però dosa male le forze tra la prima parte del film (splendida) e la seconda ora molto al di sotto della precedente.
  • 5- ATTENBERG di Athina Rachel Tsangari: l'idea di mettere al centro sia il rapporto tra corpi (vitale e morente) che quello tra affetto (una tensione) e sesso (distaccato e non passionale) è interessante. Peccato che la messa in scena di questo intreccio di personaggi sia cerebrale nel senso peggiore del termine. Direi, anzi, festivaliero, come biasimo di disapprovazione.

Fuori concorso

  • 7+ THE TOWN di Ben Affleck: un love&action che ha il pregio di raccontare i luoghi oltre ai personaggi. Situato.
  • I'M STILL HERE di Casey Affleck: il doc-mockumentary su Joaquin Phoneix è un racconto eccezionale di personaggi e contesto hollywoodiano. Non è importante quanto sia autentico.
  • 4+ DANTE FERRETTI – PRODUCTION DESIGNER di Gianfranco Giagni: celebrativo, superficiale. Dante Ferretti è un genio, ma forse noi lo sapevamo già? Salvato dalle interviste a Scorsese.
  • 7 DAI NOSTRI INVIATI – LA RAI RACCONTA LA MOSTRA DEL CINEMA 1954-1967 di Giuseppe Giannotti ed Enrico Salvatori: il sapore dei prime cinegiornali che raccontano la mostra. Essenziale, ma quando hai delle gemme uniche in mano la lavorazione passa in secondo piano.
  • 5- THAT GIRL IN YELLOW BOOTS di Anurag Kashyap: l'india vista sempre dalla prospettiva poorporn con dei personaggi assolutamente piatti.
  • ZEBRAMAN (2004) di Takashi Miike: le serie superhero di fine anni '70 in Giappone hanno davvero influenzato l'immaginario nerd. Un cult.
  • 4 ZEBRAMAN: ZEBRA CITY NO GYAKUSHU (ZEBRAMAN 2: ATTACK ON ZEBRA CITY) di Takashi Miike: il manuale perfetto di come fare un ricco sequel a un film cult sputtanandolo irrimediabilmente.
  • 4+ ALL INCLUSIVE 3D di Nadia Ranocchi e David Zamagni: un 3d sottoappaltato a Mumbai e fatto di fretta. Io stimo Zapruder, ma la bellezza dell'audio del film è inversamente proporzionale alla resa visiva. Mauro Uzzeo sarebbe svenuto al 10 minuto.
  • 6+ RAAVANAN [VERSIONE TAMIL] di Mani Ratnam: Bollywood tirato a lucido e postproduzione eccezionale. Stavolta sono svenuto io alla 6a canzone sull'amore di Aishwarya Rai, ma è un mio limite, lo ammetto.
  • 7 PREŽÍT SVUJ ŽIVOT (SURVIVING LIFE) di Jan Švankmajer: ironico, visionario e inquietante. Ecco riaperto il dibattito su che cosa sia videoarte e cosa sia cinema.

Orizzonti

  • 6½ THE AGENT di Vincent Gallo: prequel di promises written in water.
  • 7 CARACREMADA di Lluìs Galter: la resistenza nel dettaglio.
  • 5 PER QUESTI STRETTI MORIRE (CARTOGRAFIA DI UNA PASSIONE) di Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri: un biopic fantasma con inserti molto discutibili.
  • 6½ MOUSE PALACE di Harald Hund e Paul Horn: vorticoso.
  • 7 CHI DI (RED EARTH) di Clara Law: il senso della madre terra.
  • 4+ NEWS FROM NOWHERE di Paul Morrissey: certi periodi sono finiti. Per sempre.
  • 7- PAINÉIS DE SÃO VICENTE DE FORA, VISÃO POÉTICA di Manoel De Oliveira: La composizione pittorica, ma perché quel movimento di camera?
  • 7½ MAN IN A ROOM di Rafael Palacio Illingworth: Der perfekte Mensch.
  • 7 EL SICARIO ROOM 164 di Gianfranco Rosi: continua a dilatare i bordi del documentario.

Controcampo italiano

  • 5 20 SIGARETTE di Aureliano Amadei: la guerra è una presenza a latere. Superficiale è dir poco.
  • 5- COME UN SOFFIO di Michela Cescon: non bastano accuratezza registica e un buon cast se l'intento è raccontare.
  • 4 SPOSERO' NICHI VENDOLA di Andrea Costantitno: gli stilemi della commedia chiamati in causa per confezionare un abbozzo di spot.
  • 4 MA CHE STORIA di Gianfranco Pannone: il risorgimento merita ben altro rispetto all'esclamazione di sorpresa dei gggiovani.
  • 6+ FLAIANO: IL MEGLIO È PASSATO di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa: il documentario più classico visto a Venezia. Solo che sentir parlare di Flaiano con amore è sempre piacevole.

La situazione comica

  • 6½ L'ONORATA SOCIETÀ (1961) di Riccardo Pazzaglia: il primo film di Franco e Ciccio e la mafia che arriva a Roma a cavallo. Immaginario puro.

Settimana Internazionale della critica

  • 8 BEYOND di Pernilla August: una storia già raccontata, ma raccontata decisamente meglio. Un lavoro sugli attori straordinario.
  • 5- HAI PAURA DEL BUIO di Massimo Coppola: ci vuole esperienza per fare un film così e renderlo credibile. A Coppola viene male, soprattutto la scelta delle scene e dei tempi del racconto.

Giornate degli autori

  • ET IN TERRA PAX di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: un esordio timido che sa farsi apprezzare.
  • 7 L'AMORE BUIO di Antonio Capuano: vivere l'adolescenza come/dentro una prigione.
  • 5 CIRKUS COLUMBIA di Danis Tanovic: un filmetto godibile, ma da Tanovic che parla di Bosnia mi aspetto altro.

Altri voti

  • 9 alla fedeltà della denominazione: Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica e non Film Festival, per ribadire che a Venezia non ci sono solo film.
  • 8 a Marco Mueller, che ha ricamato un gran programma resistendo alle pressioni finto-pro-abruzzesi per "The American". Con Malick sarebbe stato da 9. Con Malick e Fincher da 10.
  • 2 al nuovo Palazzo del Cinema. Da una anno e mezzo, solo una buca.
  • 4 alle feste di presentazione dei film. So' finiti i bei tempi…
  • 7 all'organizzazione dell'ufficio accrediti stampa e al casellario on line (era ora…)
  • 8 al Miramare, sempre con affetto.
  • 8 alle scoperte: Daniele De Angelis e Andrea Falconi. s.v. alle conferme: Raffaele Meale, Lorenzo Leone e Enrico Azzano.
  • 9 ad Albe che, come lo scotch, ad ogni rintocco dell'età diventa più corposo.