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ME & EMir

by rainwiz. Average Reading Time: about 4 minutes.

Ricordi.
Cortocircuiti emotivi.
Il nome "Emir Kusturica" per me vuole dire tante cose.
Tre su tutte:

Luglio 1995, estate tra il quarto e il quinto anno di liceo, caldo afoso, vado con curiosità a vedere Underground durante Cannes a Roma restandone folgorato.

10 settembre 1998, sono in Sala Grande alla Mostra del Cinema di Venezia per assistere alla prima di Gatto Nero Gatto Bianco alla presenza di Emir e del cast al completo: l’energia trasmessa dal film sfocerà nella notte in una grande festa sulla spiaggia fino all’alba.

8 settembre 2000: se me l’avessero detto prima non ci avrei creduto. Kusturica e la No Smoking Band sono gli ospiti musicali della serata finale di Cinemavvenire. Come membro senior dello staff dell’evento ho il piacere di conoscerlo personalmente e presentarlo sul palco. Il sogno di ogni fan… Piccola curiosità: due ore prima del concerto Emir raggiunge la nostra sede di Alberoni (una lacrimuccia mi scende…) e vede lungo i corridoi delle foto scattate in Kosovo durante la partecipazione dell’Arca-Enel alla Missione Arcobaleno. È inviperito, perché a detta sua quelle foto sono parziali e pietistiche. Annuncia quasi sconsolato che non ha più voglia di suonare, soprattutto per un’associazione così poco attenta alla situazione della ex-jugoslavia da aderire alla Missione Arcobaleno, un piano di aiuti a basso costo e ad appannaggio esclusivo della popolazione kosovara. Panico organizzativo. Indovinate chi tentò la mediazione per ricomporre la frattura?

Kusturica & No Smoking Band

Ricordi.
Mixaggi di vita tra passato e presente.
Come tutte le corrispondenze d’amorosi sensi che si rispettano, tra distanza ed alterne fortune, anche la storia "ME and EMir" è destinata a continuare e la prossima puntata avrà luogo il 5 settempre prossimo a Frascati, nel corso della manifestazione Frammenti.

Nel frattempo riporto un estratto molto bello dell’incontro a Ventotene tra Kusturica e Mario Sesti, originariamente pubblicato sul gruppo di facebook del Dip. di Storia DAMS Roma 3.

“Ci sono due fondamentali influenze nel mio cinema: il neorealismo italiano e il “black humour” della suola cecoslovacca, evidente soprattutto nei film di Milos Forman e Jiri Menzel. Credo si vedano sin dal mio primo film, "Ti ricordi di Dolly Bell".

La cosa più interessante, se rivedo la sequenza con cui si apre quel film, in cui c’era una banda giovanile che suonava "24mila baci" di Adriano Celentano, è il destino di tutti coloro che erano in scena. L’attore calvo, l’insegnante con i baffi è diventato ora il mio nemico personale e politico numero uno, il ragazzo senza una gamba è stato ucciso in circostanze oscure dopo essere diventato un piccolo criminale, un altro attore è diventato pazzo ed è rinchiuso in un manicomio, il batterista pure, più o meno. Perché la musica era già importante sin dalla prima inquadratura di un mio film? Perché era l’unica cosa che teneva insieme queste persone. Non c’era nessun altra ragione per la quale esse dovessero trovarsi in quel momento lì.  E in un mondo povero come quello di quel quartiere in cui i personaggi vivevano, la musica era l’unico mezzo per esplorare ciò che si trovava al di fuori di quel mondo e anche il mezzo migliore per socializzare e stabilire rapporti con tutti gli altri.

Posso dire che a quell’età la musica per me è stata uno degli ingredienti fondamentali della mia vita. E soprattutto la musica italiana. Perché dai comunisti iugoslavi la musica  italiana, benché proveniente da un paese capitalista, era accettata.  La canzone di Celentano era veramente popolare all’epoca, siamo tutti cresciuti con questo tipo di musica. Ciò che ho fatto, da allora, è raccontare persone che vivono con questa musica, anche se poi è diventata forse più vicina a radici etniche. Credo che ciò che dovrebbero fare i giovani registi è parlare di qualcosa che è loro vicino, che appartiene al loro sangue.

Quando ho fatto il mio primo film quelle canzoni scorrevano nelle mie vene. Perché la verità è che quando inizi a fare dei film scopri che c’è una affinità naturale tra le immagini e la musica. Qualsiasi musica metti sotto le immagini “va bene”. Basta metter la più stupida delle musiche e far muover qualsiasi cosa sullo schermo che ci sarà sempre qualcuno che dice: ‘ Che bello!’. La musica invece per me è stata sempre strettamente connessa con ciò che sentivo, sia da adolescente che da adulto, con ciò che accadeva a me come persona. E’ qualcosa che si vede sin dalla prima scena del mio primo film"

(Emir Kusturica, Ventotene, 2009, incontro con Mario Sesti a "cinema e Blu" a cura di Loredana Commonara)

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