Fluid
by rainwiz. Average Reading Time: about 3 minutes.
Ierisera avevo scritto un post molto esistenzialista del tipo testamento spirituale bla bla ma il destino ha voluto che un calo della banda me lo abbia portato via. Davvero stamattina non riesco a trovare le paole che avevo usato ieri sera e poi il mio fatalismo ha preso il sopravvento (si vede che il post non doveva essere sul blog), quindi cambio genere e mi tuffo nel fervido dibattito sul fluidismo. Chi non fosse interessato puo’ lasciar perdere questo post ma per non disattendere i gentili lettori prometto di scrivere su qualcos’altro stasera.
Ancora non ho tenuto lo speech (ho preferito rimandarlo a questo venerdi’ perche’ di solito ci sono molti piu’ studenti nella Lucie Sternie Hall) ma credo che il mio punto di vista necessiti una riflessione chiarificatrice per fugare alcuni misunderstandings.
Anch’io credo fermamente nel fluid thinking, fluid lifestyle ma la mia ottica e’ quella di una plyfull cleverness, di giocare e scherzare (provare a tirare) con le situazioni e con i concetti per superarli ed andare oltre. Per questo motivo non riesco spesso a prendermi sul serio, perche’ penso che la serieta’ costituisca un limite alla capacita’ di osare e quindi di creare. Mi piacerebbe citare Fliaiano quando dice “La situazione e’ grave ma non seria”. In questo paradosso trovo la chiave delle mie riflessioni intese come pensieri sparsi, come “estetica del frammento” che non ha (e non vuole avere) l’ambizione di essere pensiero organico (come piaceva agli intellettuali di un tempo). Questo anti-intellettualismo (antitesi dell’idea di cultura Hegeliana), questo credere nelle cose ma saperci giocare e saperle smontare e rimontare sono le componenti alla base del mio pensare fluido.
Spesso questo viene frainteso e sembra che io sia il piccolo bimbo che gioca con il flauto di vertebre. In realta’ credo che il fraintendimento sia avvicinare questa energia creativa polimorfa e ludica alle situazioni boccaccesche da commediola italiana degli anni settanta. Davvero no, grazie.
Personalmente non sono contro l’idea vanziniana della risata grossa, grassa e fugace perche’ credo che se qualcuno vuole spendere i suoi 7 euro per vedere due culi e sentire Boldi e De Sica che si mandano affanculo ha il pieno diritto di farlo. E’ solo che in quelle situazioni io mi sento a disagio perche’ non sento alcuna energia creativa, anzi, sento di avere di fronte a me la faccia compassionevole del potere che con una risata di pancia fa finta di prendersi in giro mentre si autoafferma. Alcuni campioni d’incassi italiani di questi anni rimarranno nella storia ma non per la loro comicita’ quanto perche’ ci dicono tante di quelle cose sul sistema di potere di questa italietta berlusconiana fatta di furbetti, briatori, ragazzini svelti e fighette altrettanto svelte che alcuni trattati sommi di sociologia non riescono a rendere con la stessa vividezza.
Io rifuggo da tutto cio’ perche’ lo trovo davvero reazionario. Alcune produzioni di Natale ricaclcano davvero il canovaccio di Goebbels. Ora, il punto e’, cosa puo’ fare il fluidismo per affermare la sua differenza? Ovviamente non scrivere su Filmcritica o partecipare ai dibattiti di Italia Cinema dove non ha senso portare questo discorso. Non credo sia neppure interessante chiudersi all’interno di una setta “intellighente” e ridere degli altri poveri stupidi. Il fluidismo rompe i meccanismi di potere e quindi magari puo’ prendere uno di quei film e rimontarlo con in mezzo degli estratti della nostra vita parlamentare (un’idea forse Dada, ma il fluidismo deve molto a Dada e all’internazionale Situazionista). Il fluidismo in questi casi smonta ma non per distruggere ma per ricostruire. Decostruisce. Cerca nuovi equilibri, nuove possibilita’. E, io credo, lo fa in mezzo alla strada cercando di coinvolgere tutti, lo fa in maniera ludica cercando il piacere (e non “di” piacere).
Questo post e’ stata la mia katarsis. Adesso ho qualche idea in piu’ per lo speech.