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I digicont all’international journalism festival del 2013

by rainwiz. Average Reading Time: about a minute.

È un caldo marzo romano.
Io sto bevendo un amaro Montenegro.
Sapore vero.

“Pronto? Ciao Federico, dimmi.”
“Si? Il mio webinar è piaciuto molto? Bene. Ah, l’hanno letto in tanti nella tua azienda? Beh, sono contento. Ah, c’è dell’altro? Se m’interessa presentare il mio lavoro al Festival del giornalismo? Beh, si, ma non so se io… Sai, non lavoro in un’azienda editoriale e non vorrei sembrare tracotante a dire a dei giornalisti come devono fare il loro lavoro. Ah, è proprio questo quello che vogliono gli organizzatori del festival?”

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Finisco il mio Montenegro.
Sapore vero.

“Beh. Certo a me fa piacere presentare il mio lavoro e parlare di service design e architettura dell’informazione a dei giornalisti. Anzi, fa molto piacere. Direi che si, accetto. Anzi, accetto senz’altro”.

Ora sapete perché domani sarò a Perugia per parlare di Notizie liquide, notizie mobili, user experience: il responsive design dei contenuti. Ecco una introduzione al mio intervento:

Per anni abbiamo detto ai web designer: il Web non è la carta. Non potete progettare dei layout perfetti in ogni pixel, non potrete mai controllare la resa dei vostri prodotti su ogni piattaforma o device. Dovete cedere questo controllo e pensare in maniera sistemica. Il vostro lavoro è creare un dialetto di elementi visuali che su device diversi manterranno il medesimo sistema di relazioni.

Questo genere di riflessioni solo molto tardi sono state fatte per i creatori di contenuti. Chi scrive prova ancora a immaginare dove sarà il suo pezzo nel layout. Soprattutto chi lavora in un giornale è ancora abituato ad avere un controllo stringente sul modo in cui il contenuto verrà presentato graficamente. Gli stessi strumenti usati per creare i testi, un client come MS Word o un web CMS, sono progettati per fornire il controllo sulla resa visiva: il tasto “anteprima” incoraggia una pratica di lavoro dove contenuto e forma sono inscindibili.

D’un tratto molti hanno capito che era urgente un ripensamento editoriale, della genesi e della struttura del contenuto. Era necessario trasformare il lavoro editoriale per produrre e curare dei digicont.

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