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Twitter verified account

Twitter ha sviluppato una procedura per verificare l'identità degli account di personaggi pubblici.
Un esperimento interessante soprattutto nel contesto dei social network dove il numero degli interlocutori va ben oltre i cerchi sociali simmeliani delle persone che frequentiamo.

Chi si è occupato di progettazione web di servizi on line che trattano dati sensibili sa bene quanto il tema dell'identificazione sia centrale. I modelli adottati sono essenzialmente tre:

  • riconoscimento in presenza: l'utente si reca presso una sede del fornitore e viene riconosciuto a vista esibendo un documento;
  • riconoscimento a distanza: l'utente invia della documentazione (digitale/analogica) in grado di confermare la sua identità oppure viene contattato e risponde a un set di domande personali;
  • riconoscimento conto terzi: l'utente si è già fatto identificare da un altro attore quando accede al servizio del fornitore.

Il riconoscimento in presenza è abbastanza affidabile ma ha costi alti (utente e fornitore) e necessita di una diffusione capillare nel territorio delle sedi del fornitore. Il riconoscimento a distanza costa meno ma è meno affidabile (falsificazione dei documenti digitali o reperimento di informazioni personali). Molte aziende preferiscono risarcire le frodi piuttosto che aumentare i costi generali di servizio e questo spiega perché basta chiamare un operatore telefonico sapendo il numero di cellulare, la data e il luogo di nascita di una persona per bloccare temporaneamente la sua scheda.
Il riconoscimento conto terzi è il modello che più di tutti abbassa i costi (vieni riconosciuto una volta, magari in Comune) e la carta d'identità elettronica è una delle tecnologie già disponibili per poter dimostrare la tua identità a distanza in maniera piuttosto sicura.

Nonostante tre anni fa anche la Cassazione abbia ribadito che il furto d'identità è un reato penale (494 c.p. – sostituzione di persona) è evidente che i nostri governanti hanno altri reati penali a cui pensare, quindi il progetto della CIE è andato avanti tra ritardi e rimandi, lungo i sentieri tortuosi di provvedimenti dal nome eccezionale come decreto milleproroghe, una costante tutta italica del fare (anche si), ma certo non ora non qui.

L'ultimo (si, perché è un provvedimento divenuto "ordinario") milleproroghe sposta al 31 dicembre 2010 la data, a decorrere dalla quale non è più consentito l'accesso ai servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni, con strumenti diversi dalla carta d'identità elettronica e dalla carta nazionale dei servizi. Ci credete?

rainwiz:
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