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Day 20. Tel Aviv nightlife ovvero lui, il serbo

by rainwiz. Average Reading Time: almost 5 minutes.

Una serata senza pretese.
Sembrava proprio così. Avete presente quando il tempo ti scivola tra le mani compiaciute di non poterlo afferrare?
Dico, quella sensazione piacevole chiamata "waisting time" molto the dock of the bay?

Ecco, immaginate me che passeggio sul lungomare di Tel Aviv, dopo 3 settimane di WestBank.
Guardo i ragazzi bere birra in spiaggia, il tramonto sul mare, quel leggero odore di salsedine.

Prendo qualche traversa interna, mangio un piatto kosher take away e arrivo verso Merkaz Halr.
Lì è iniziato tutto.


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Una grande fila di persone si accalca davanti ad una porticina. L'insegna reca "Dental care". Una scritta un po' consumata, anzi, decrepita.
Perché tante persone verso mezzanotte si accalcano per andare da un odontoiatra? Perché ci sono uomini travestiti da dottori? Quando vedo la prima donna in corsetto nursery style non ho dubbi: è una festa fichissima.

Ok, devo entrare. Come? Inizio a parlare con i ragazzi attorno. Scopro che è l'ingresso e a invito e che tutta l'organizzazione è capeggiata da una ragazza bassina all'ingresso. Mi avvicino a lei: "ciao, sono di passaggio a Tel Aviv con una gran voglia di divertirmi. Che succede qui stasera?". Lei ha tanto da fare. Troppo. Mi dice due cose lapidarie. "Si entra solo se conosci qualcuno che è già dentro e se questo ti manda un SMS con la parola che proiettiamo in video nella sala piccola". Non ho nessun gancio, ma la notte è lunga e so che riuscirò.
Scruto gli astanti e mi dirigo verso una coppia eccentrica. "Ciao ragazzi, sono italiano, riparto domani e non conosco nessuno. Voi avete degli amici per entrare alla festa?". Al quarto tentativo vinco. Due ragazzi molto squared si prendono il mio numero di cell e, una volta entrati, mi mandano la passphrase.

Entro. Si vede poco. È una disco anche abbastanza cafona, ma l'atmosfera è divertente. Ballo il ballabile. Prendo da bere. Ieri sera ero a Ramallah ed era difficile trovare una birra, oggi dietro al bancone c'è tutto. I sorrisi delle belle ragazze, i colletti inamidati di camicie stirate, giacche lucide e luci strobo: sono a Tel Aviv ma potrebbe essere benissimo un locale sulla nettunense.

Poi vedo lui.

Si chiama Dragan, ma questo lo scoprirò due ore dopo.
Immaginate un ubriaco in disco; ok, non è così difficile. Immaginate un ubriaco che balla e sbaglia tutto.
Uno che separa coppie felici che ballano trescando, molleggia in maniera scostante, sbatte verso gente che beve trasformando drink in poltiglia sul dancefloor. In due minuti rapisce la mia attenzione. È un idolo, ma lo scoprirò almeno un'ora dopo.

Lo guardo e progressivamente penso che non è affatto ubriaco. Che sta simulando tutto per divertirsi.
Ogni 10 minuti però si lancia verso una ragazza che siede al bancone con aria scocciata. Dico si lancia perché le crolla addosso e lei sembra odiarlo.

Alle 2.00 di notte esco dal bagno ma la serata sta spiovendo. Hanno addirittura acceso le luci. Amarezza. Mentre esco Dragan e la malcapitata del bancone sono davanti a me. Non sono più sicuro che lui stia facendo finta perché ondeggia con un fare armonioso e lei gli parla in inglese molto scocciata.

In questo momento parte il megapippone alla Raffaele dei momenti con poco alcool in corpo: e se lui le sta dando fastidio? Se questo matto fracico all'uscita della disco la molesta? Ok, voi non lo avreste fatto, nessuno sano di mente lo avrebbe fatto, ma io ho rallentato la camminata li ho fatti andare avanti per controllare la situazione. Dopo che lei gli ha dato una piccola spinta, ho allungato il passo e le ho chiesto se andava tutto bene. Immaginate il mio stupore quando lei si è messa a ridere dicendomi: "è tutto ok; è il mio ragazzo; è un po' così ma credimi è adorabile". Io ho valutato le opzioni di suicidio istantaneo che avevo a portata di mano. "Lui è venuto verso di me dicendomi: che vuoi dalla mia ragazza?".

Insomma, l'intrigo internazionale no, dai. Dopo 3 settimane passate senza problemi seri in Westbank, una rissa a Tel Aviv proprio no. Ma capisco subito che lui è divertito, anzi, quando capisce che sono italiano è quasi galvanizzato: "Io sono serbo, parlo un po' italiano per via di Rai 1. Io ci sono cresciuto, avete dei canali fichissimi in Italia!". Mi abbraccia. "Non possiamo andare a dormire ora che ci siamo conosciuti, dobbiamo vivere la notte".

Non svelerò altri dettagli di una serata terminata alle 5.20 del mattino con Dragan carichissimo e la sua compagna carica solo di odio verso lui (e me) che passiamo da un locale all'altro. Dopo il Dental Care prima il Radio, che alle 3.00 è uno dei bassifondi dello sfasciume locale e poi il Penguin. È un mercoledì sera di novembre e sembra che in città nessuno abbia voglia di riposare. Dragan entra sempre senza pagare. Conosce tutti i buttafuori? No, conosce tutti i proprietari. Perché un serbo web designer a Tel Aviv se la comanda così ancora è un mistero per me.

Eppure gli devo molto: se non fosse stato per Dragan il mio interrogatorio all'aeroporto di Ben Gurion sarebbe stato molto più lungo. Invece, dopo 3 ore di domande a ripetizione e la gogna della svestizione, il racconto della nightlife di Tel Aviv mi ha reso credibile come italiano cattolico in vacanza in Terra Santa ma in cerca di belle donne.

Ovvio che se vi trovate a Tel Aviv dovete scrivergli. Aveva ragione lei, Dragan è eccezionale.

http://www.facebook.com/dragan.petrovic

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