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Day 10. Al’Masara Local Council

by rainwiz. Average Reading Time: almost 6 minutes.

Siamo qui da una settimana. È il momento di incontrare il Consiglio locale del villaggio, o almeno, loro ci hanno fatto sapere che sarebbero felici di fare un meeting con noi 7 italiani.

Pensiamo di cenare e poi di andare da qualche parte invece alle 19.00 bussano alla nostra porta tre dei sette membri del Consiglio locale scusandosi perché gli altri hanno avuto dei contrattempi. Anche qui probabilmente i giochi della politica locale sono delle corde tese invisibili che attraversano le stradine del paese.

Siamo presi un po' in controtempo ma ben felici di sederci a tavola con loro per parlare di come funziona l'amministrazione locale di un villaggio palestinese sotto a 1000 anime. Beh, se volete una risposta rapida, è un bel casino. Nel misto di arabo/inglese riusciamo a cogliere alcuni frammenti significativi.

Innanzitutto il Consiglio locale esiste dal 2005. Prima, dagli anni '70 in poi, il governo d'Israele aveva nominato un Mukhtaar, una sorta di podestà locale con poteri amministrativi asservito alla strategia di controllo del territorio locale finalizzata all'indebolimento dell'OLP. Dopo Oslo, dal 1993, l'Autorità Palestinese ha creato, prima per le città e poi per i villaggi sopra i 1000 abitanti, i municipi, cioè enti locali con libere elezioni quadriennali e finanziati con tasse comunali. I villaggi sotto ai 1000 abitanti sono rimasti fuori da questo istituto e quindi hanno continuato ad autogovernarsi in varie forme. Ad Al Ma'sara dal 1978 al 2005 c'è stato un unico amministratore dell'acqua pubblica. Questo tizio non aveva mai mostrato a nessuno i conti, cioè quanto ricavava e quanto pagava per l'acqua erogata. Grazie alla volontà delle due grandi famiglie locali nel 2005 è stato nominato un Consiglio cittadino con sette membri attraverso un metodo molto "proletarchico": una testa in famiglia equivale a un voto, quindi le famiglie numerose hanno il diritto di sceglie al proprio interno un membro. Il Consiglio locale ha subito denunciato l'amministratore dell'acqua costringendolo alle dimissioni.

L'Autorità Palestinese non finanzia direttamente i municipi. Gli enti locali per avere introiti possono istituire tasse comunali o vendere servizi. Al Ma'sara, senza attività produttive e con 5 negozi che vendono alimentari e poco altro, è troppo povera per mettere tasse. L'acqua è quindi l'unico bene amministrato dal Consiglio. Le sorgenti sono in Palestina ma Israele ne detiene il controllo, quindi l'Autorità Palestinese ricompra la propria acqua dal governo israeliano e la rivende agli enti locali che la gestiscono nelle città e nei villaggi. Dopo il 2005, per la mancanza di libri contabili, Al Ma'sara la cassa era a 0. Per colpa di tutti questi intermediari l'acqua costa tra i 2.5 e i 4 NIS a metro cubo, cioè tra i 50 e gli 80 centesimi di €. Considerando che in Italia il prezzo medio del 2010 è stato 1.37 €, vi rendete conto del perché molti palestinesi risparmiano l'acqua al massimo. Alcuni cittadini la usano ma non hanno i soldi per pagarla, quindi il Consiglio deve fare delle pressioni su persone che spesso sono anche membri della famiglia per pagare, almeno un minimo, l'unica risorsa attraverso la quale finanzia le sue attività.

Le relazioni con associazioni e progetti internazionali fruttano al Consiglio 3000 € l'anno. Troppo poco. In queste condizioni, nessuna carica pubblica è stipendiata. Tutti sono volontari, in una sorta di "Consiglio spontaneo" dove la maggioranza di 4 è molto mobile e su ogni argomento si formano aggregazioni spesso diverse. I loro bisogni sono principalmente infrastrutturali: asfaltare strade, costruire fogne (tutte le case ora versano i liquami nel terreno), realizzare l'illuminazione pubblica, fare un campo sportivo, una biblioteca, una sala per le assemblee, scavare canali per le acque reflue dei terreni e acquistare due trattori per rilanciare l'agricoltura. Infatti solo il 30% del terreno comunale è coltivato perché nel resto mancano le risorse. Vorrebbero anche studiare un modo per ricavare energia dai rifiuti. Il budget stimato per tutte queste opere e 100.000 €.

Le scuole sono un caso a parte. L'Autorità Palestinese ha deciso di farsi carico delle spese d'istruzione in tutto il Paese, quindi assume e stipendia gli insegnanti e si fa carico dell'edilizia scolastica e delle divise degli alunni. Per loro la scuola è un investimento nel futuro. Immaginate a queste parole i puntini sulla mia epidermide.

Il villaggio ha comunque l'unico dentista del circondario. Questa è una grande ricchezza, anche se è un privato e loro combattono con l'Autorità per averne uno pubblico. Per questo stanno pensando di federarsi con altri 9 villaggi e costituire una municipalità di quasi 10.000 persone. Più persone significa certo avere + soldi, ma anche dover offrire più servizi in un territorio ampio dove le distanze tra i villaggi non sono sempre brevi. Inoltre il villaggio ha un centro culturale (di cui ho realizzato in un'ora il blog), un consorzio agricolo e un centro per le donne, che incontreremo domani sera.

Il Comitato Popolare di Resistenza, l'organismo locale che organizza le forme di lotta non violenta all'occupazione israeliana, ha tre membri che siedono anche in Consiglio. Le relazioni tra questi due organi di rappresentanza sono apparentemente semplici: il Consiglio si occupa dell'amministrazione della cosa pubblica mentre il Comitato della lotta per la liberazione della Palestina. Sappiamo bene quanto i piani spesso si confondano e come queste relazioni siano molto delicate. Nei Comitati Popolari infatti ci sono persone di tutti i partiti nazionali, come Fatah, Hamas, Liberation Front, Democratic Front, Popular Front e tutta la solita galassia spezzettata a sinistra ma nel Consiglio locale le famiglie contano più dei partiti. Nel 1987 moltissime persone ad Al Ma'sara hanno partecipato alla prima intifada e tante sono state arrestate. Mohammad, il poeta/intellettuale locale che siede in Consiglio, ci spiega che il carcere per i palestinesi è una scuola politica. Si entra in galera come attivisti o come semplici cittadini che vogliono fronteggiare l'occupazione e si intraprende un percorso di formazione politica grazie alle relazioni con tutti gli altri prigionieri. Lui, Mahmoud e altre persone che siedono in Consiglio sono passate per le carceri israeliane. Ci dice "Per noi Gramsci è un riferimento forte. La sua elaborazione in carcere la sentiamo davvero nostra". Io, ad Al Ma'sara, davanti a queste persone con storie incredibili, assediati dall'occupazione militare e simbolica della propria vita ma con una volontà davvero "ottimista", sentendo chiamare in causa Gramsci ho quasi un mancamento per l'emozione…

Il Consiglio locale si riunisce ogni 15 giorni. Attualmente il loro "sindaco" è in Italia perché vuole prendere una laurea specialistica. Mahmoud (sembra che si chiamino tutti così) ha 24 anni ed è il vice, quindi per un anno sarà sindaco in carica. Il vicesindaco ci saluta con queste parole: per noi è un piacere avervi qui. Ma la parola "pleasure" non spiega abbastanza quello che proviamo. Noi speriamo che voi torniate ogni anno, anzi, sogniamo che in voi nasca la voglia di vivere qui. Questa è davvero la nostra ambizione.

One comment on ‘Day 10. Al’Masara Local Council’

  1. giorgia says:

    Ogni resoconto e come viaggio in questa magica e martoriata terra …bravissimo

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