Nightlife
by rainwiz. Average Reading Time: about 5 minutes.
Dopo il post filosofico-euristico-gnoseologico sul fluido eccomi pronto per altri racconti.
In questa settimana sono successe tante di quelle cose che non e’ facile tenere il conto. Vorrei procedere con ordine ma sarebbe molto ma molto lungo. Allora… Da dove cominciamo… Mumble mumble… Eravamo rimasti a venerdi’ sera. Ok, facile, venerdi’ sera party dance al Mills College. Presenza stimata sulle 100 anime, tutti assiepati in due stanzette moolto piccole e quindi situazione termica vicino al collasso… Che deve fare uno come me con una caviglia di cristallo (non posso ballare), senza la sua donna, in dei party dominati da dei 18/20enni spinti (tolto un turco 45enne che adoro perche’ mi salva dall’essere il piu’ vecchio), con musica HOUSE/HIP-HOP/TRASH/TECHNOARAB ? La risposta e’ semplice. Si diverte per 20 minuti salutando tutti e poi piano piano si rompe i cosiddetti scivolando in preda all’alcool. Io, visto i precedenti di un mese fa quando mi hanno riportato al letto due estranei, sono stato cauto e ho bevuto uno zinzinello di meno, quanto basta per tornare a letto con le mie gambe. Mettici pure che ho passato una grande parte della serata nella smoking area (una terrazza) a parlare con due depresse che erano tristi perche’ molti degli studenti annuali (9 mesi) sarebbero ripartiti il giorno dopo. Alle 3.00 ho capito che neanche tutto l’alcool presente sarebbe riuscito a colmare la loro depressione e quindi ho segato la situazione e me ne sono andato a dormire…
L’indomani (sabato) mi sono svegliato alle 11.50 e ho fatto colazione con la partita della nazionale. Poi, depressione aggiunta alla depressione, sono andato ad affittare una macchina per il week-end e siamo andati sulla spiaggetta di Alameda. Niente di che ma un piacevole sole in mezzo a famiglie messicane che mangiavano barili di chili piccante sulla spiaggia. Un dodicenne messicano mi e’ venuto a chiedere se avevo da accendere, per far partire il suo megagalattico barbecue. Family life.
Il sabato sera siamo andati a frisco di notte in formazione anomala tutta latina.
Io, Alessando, Martina [ITALIA]
Javi [SPAGNA]
Rocher [VENEZUELA]
Paloma [CHILE]
JEFFERSON [BRASILE]
Obiettivo nightlife. San Francisco e’ una citta’ da nightlife. Ci siamo fatti prima i quartieri alti, con i loro club lussuosi con dress in black required; io ovviamente con il mio jeans e la mia camicetta a scacchi da boscaiolo del Minnesota ero la parte debole del gruppo, ma furbescamente mi ero portato una giacchetta di velluto a coste (tra l’altro una delle poche giacche che ho) per poter dissimulare qualcosa vicino all’eleganza. Sui club fighetti c’e’ poco da dire. Musica oscena. Tutti si strusciano. Sensazioni di Dejavu’ da riviera romagnola o da Sardegna che conta…
Poi direzione North Beach, quartiere italiano. Grande festa per la strada li’, bancarelle e zucchero filato. Mi sento a casa ma pochissimi club per ballare. Infatti a North Beach e’ pieno zeppo di bar e lounge, ti bevi il tuo vinello o il tuo cocktail fighetto mentre ascolti una musica soft. Serata diversa da quella che i miei compagni d’avventura volevano. In finale a North Beach, come in Italia, la festa e’ spesso per strada e non al chiuso di un posto.
Ultima Destinazione. Mission Street. L’arteria che attraversa il quartiere ispanico (Mission District), Gay (Castro) e Hippie (High Ashbury). C’e’ davvero di tutto. Con la mia tattica sciolta chiedo a dei ragazzi per strada se conosco un buon club dove si puo’ ballare del rock o musica dal vivo. Mi fanno 2 o 3 nomi. Andiamo ma per strada Javi (con l’altra macchina) si ferma perche’ lui e Paloma vedono un sacco di gente fuori da un locale chiamato Beauty Bar. Ok, fluidi, andiamo.
Entro e l’atmosfera e’ davvero molto bella, tutti zompettano felici, il deejay mette un pezzo, scenda dalla pedana e balla un minuto poi risale per mixare il prossimo brano. Tutt’intorno e’ un crogiuolo di gay, darkettoni, qualche transone e comitive di ragazzi e ragazze che vogliono divertirsi. E’ il posto giusto. Quando mettono “I will survive” non mi trattengo. E’ davvero troppo. Scatto dalla mia poltroncina da parrucchiera e mi tuffo nell’arena dance. Noto che il mio stile torrettifero e’ molto guardato. Per loro credo sia assolutamente inusuale vedere il mio “romano & burino” dimenarmi. Ma funziona. Qulcuno addirittura accenna un passo simile al mio. Ad un certo punto sento la mia caviglia che mi sta praticamente scaricando. “Basta. Sei sempre il solito stronzo. Voglio divorziare dal tuo corpo. Non ti preoccupi mai per me”. Mi risiedo ma e’ troppo tardi. Il fuoco del ballo+liberazione si e’ acceso e quindi continuo…
La serata e’ stata davvero piacevole e vi racconto un particolare che non vi voglio risparmiare. Verso la fine mi si avvicina una ultratrentenne tardonissima (eh, che conquiste che faccio!!!) e mi dice che le mie mani sono molto belle, please, let me see them…
Io penso ovviamente che e’ matta ma non nascondo le mani, mi sembra brutto. Lei prende la mia mano destra e mi dice che ci manca un po’ di colore… Risultato. Dopo 2 minuti torna armata di smalto per le unghie. La cosa mi diverte. Chemmefrega. Il 10% di gaiezza che e’ in me e’ davvero divertito. Questa mi schiaffa un rosa schock sulle unghie della mano destra e mi chiede se lo voglio anche alla sinistra. Sure.
Come finisce la storia? Che lo spagnolo e il venezuelano, figli di una cultura ipermachista, non possono credere che io mi sia fatto dipingere le unghie. Gli altri ridono molto e anch’io sono divertito.
L’indomani, a colazione, sono il personaggio del giorno per tutto il college (che essendo per la maggior parte frequentato da donne, e’ anche un collge molto lesbo). Cerco di toglierlo in tutte le maniere ma non viene via. Dopo 10 minuti che smadonno con acqua e sapone viene Philippe al bagno, un ragazzo francese omosessuale, e mi da il suo acetone. Sorride. Io sorrido e gli racconto la serata.
Passa uno in bagno e ci vede che ridiamo assieme. Chissa’ che gossip e’ partito per tutto il college dopo le mie unghie e le risate con Philippe ma io mi diverto ad urtare i benpensanti…