X

Chapter 2: l’arrivo

Anche se gli aereoporti sono tutti uguali, quello di San Francisco mi sembra piu’ bello. Meno centro commerciale piu’ grande hall di hotel. Tutto bianco.
Kelly ci saluta perche’ essendo cittadina americana non deve passare i controlli.
Noi ci incamminiamo verso i controlli per stranieri e io prendo in giro Sancho che, tra perquisizione a fiumicino e controllo bagalio a Londra mi sembra la vittima predestinata della polizia aeroportuale.
Arrivo davanti all’ufficiale:
Passaporto – TAC
Visto – TAC
Indice sinistro – TAC
Indice destro – TAC
Guarda in camera – TAC
Hai il modulo I20 – TAC e passo tutti i controlli.
Sancho fa tutto ma non ha l’I20, l’ha lasciato in Italia.
Lo portano davanti ad un altro poliziotto meno easy che gli fa togliere la maglia e urla “Open your bag!”. Ved il terrore negli occhi del mio assurdo scudiero. Capisco con uno sguardo che lui ha capito “Open your back”. Mi dice in foggiano: “Ma questi che vogliono vedere il culo mio?”
Sto per ridere in faccia ai Secondary Controls USA. Un poliziotto si accorge della mia risata contenuta e mi spedisce fuori, dicendomi di andare a prendere il mio bagaglio al nastro.

Rido per tutto il percorso. Trovo il mio bagaglio. Trovo anche il bagaglio di Sancho. Mi metto ad aspettare. Passa un poliziotto gli chiedo spiegazioni. Mi dice di attendere. Dopo un’ora e mezza (tempi supplementari delle 18 ore di viaggio) esce sancho dai Secondary Controls con un foglio che gli permette di stare negli usa solo 30 giorni e con l’obbligo di presentare il modulo I20 entro questo termine.

Usciamo dall’area bagagli e incontriamo Curtis, il nostro autista.

rainwiz: